Responsabilità medica: la condotta del paziente successiva alla errata diagnosi non interrompe il nesso causale. Cassazione penale, Sez. IV, sentenza 3 ottobre 2008, n. 37992.

La condotta opinabile del paziente che, successivamente all’errata diagnosi, sottovaluta i risultati di ulteriori accertamenti, da cui era evincibile una corretta valutazione dello stato di salute, non interrompe il nesso di causalità tra la condotta omissiva del sanitario e l’evento dannoso, in quanto il comportamento del paziente è logica conseguenza dell’ingiustificabile errore diagnostico. Il rapporto di causalità tra l’azione e l’evento può escludersi solo se si verifichi una causa autonoma e successiva, che si inserisca nel processo causale in modo eccezionale, atipico ed imprevedibile, mentre non può essere escluso il nesso causale quando la causa successiva abbia solo accelerato la produzione dell’evento lesivo, destinato comunque a compiersi sulla base di una valutazione dotata di alto grado di credibilità razionale o di probabilità logica.

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