Sui presupposti per l’esercizio di un legittimo jus poenitendi da parte della p.a..TAR Puglia - Bari, Sez. I, sentenza 15 maggio 2008 n. 1157.
L'annullamento d'ufficio del provvedimento viziato costituisce una delle più tipiche espressioni del potere di autotutela, tradizionalmente considerato insito nella medesima potestà autoritativa che ha legittimato l'adozione dell'atto da rimuovere, ed è stato da sempre ritenuto valido, anche quando non era previsto dal diritto positivo, in quanto finalizzato alla eliminazione di un atto illegittimo ed alla contestuale soddisfazione di un interesse pubblico, preminente su quello privato, alla conservazione del provvedimento. In mancanza di una disciplina legislativa specifica dell'esercizio dell'autotutela, la giurisprudenza si è preoccupata di definire i limiti, i presupposti e le condizioni di legittimità dell'annullamento d'ufficio, giungendo alla concorde conclusione che esso innanzitutto non può fondarsi sulla mera esigenza di ripristino della legalità, ma deve dare conto, nella motivazione, della sussistenza di un interesse pubblico concreto ed attuale alla rimozione dell'atto.
L'esercizio dello jus poenitendi da parte dell'amministrazione incontra un limite insuperabile nell'esigenza di salvaguardare le situazioni di soggetti privati che, confidando nella legittimità dell'atto rimosso, abbiano acquisito, in forza dello stesso, posizioni di vantaggio consolidate; infine, il decorso di un lasso temporale di diversi anni dall'adozione dell'atto rimosso, senza che l'amministrazione abbia apprezzato l'esistenza di un interesse pubblico attuale alla sua eliminazione, determina l'illegittimità dell'annullamento d'ufficio.
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