Gli affidamenti in house tra lacune del codice e recenti interventi legislativi.

Sommario: 1. Breve definizione del fenomeno dell’in house. 2. Le questioni aperte. 3. Il fondamento dell’in house: l’approccio sostanzialistico della Corte di giustizia. 4. I requisiti Teckal nella elaborazione giurisprudenziale nazionale e comunitaria. 4.1.  Il requisito del controllo analogo. 4.2.  Il requisito dell’attività prevalentemente svolta a favore dell’ente affidante. 5. L’in house come alternativa agli appalti pubblici: come interpretare il silenzio del codice? 5.1.  Gli argomenti a sostegno della tesi che esclude l’in house in materia di appalti. 5.2.  E’ possibile una diversa conclusione? 5.2.1.  L’in house come espressione del principio di autonomia istituzionale. 5.2.2.  Il principio di legalità. 5.2.3.  L’art. 125 del codice dei contratti pubblici. 5.2.4.  L’art. 53 del codice dei contratti pubblici. 5.2.5.  L’art. 13 del d.l. n. 223/2006 presuppone l’in house in materia di appalti. 6. Sono possibili gli affidamenti diretti a società mista in cui il socio privato sia scelto mediante gara? 6.1. La tesi che nega sempre l’affidamento diretto a società mista. 6.2.  La tesi secondo cui la gara per la scelta del socio rende superflua la gara per l’affidamento del servizio o dell’appalto. 6.3.  La posizione intermedia (il parere della II Sezione del Consiglio di Stato n. 456/2007).

Attenzione!

Per leggere la sentenza intera e la nota d'autore occorre essere un utente registrato.

Fai clic qui per effettuare l'accesso